Malcesine. Per camminare usa il bastone bianco. Lo picchietta a terra a ogni passo, a intermittenza regolare. Quelle poche ombre che gli facevano compagnia fino all’anno scorso, ora sono sparite, ma lui non si demoralizza: se la vita «esterna» è diventata un’impenetrabile barriera nera, quella interiore continua ad avere i colori chiari dell’acqua del «suo» lago, il Garda, che il 2 luglio attraverserà a nuoto aiutato solo dalle pinne. Alessandro Furioni, 39 anni, residente a Malcesine, sarà pure cieco, ma ha un’energia fisica e mentale che pochi vedenti hanno. Percorrerà tredici chilometri, 6,9 miglia nautiche, nuotando dalla Rocca di Manerba a Garda.
«Era un po’ di tempo che pensavo di fare la traversata e adesso è arrivato il momento», spiega contento. «Ho voglia di mettermi alla prova e l’acqua è il mio ambiente preferito, ci starei sempre. Spero che il lago sia calmo, così mi divertirò. Tempo fa ho già fatto una traversata con una barca d’appoggio da Cassone a Campione, ma erano solo quattro chilometri».
Ogni giorno, quando il Garda assume una temperatura «umana», Furioni scende col bastone nel golfo della Val di Sogno, lascia i vestiti vicino a una roccia sporgente («Così poi riesco a ritrovarli», assicura) e si tuffa. Raggiunge Cassone, macinando due chilometri, poi ritorna e riparte. «Faccio questo percorso quattro-cinque volte», racconta. Per precauzione lega una boa e una tavoletta di polistirolo al costume e poi incrocia le dita. «Non è la prima volta che mi vengono addosso», racconta. Una volta un catamarano mi è passato sopra. Per fortuna sono rimasto tra i due scafi. Un’altra volta, invece, una barca ha centrato boa e tavoletta». Al di là del pericolo imbarcazioni, ci si chiede come possa ritrovare sempre il punto di partenza e non finire in mezzo al lago, disperso. Già questa è un’impresa che lascia stupiti, considerando che basta essere miopi per avere serie difficoltà a ritornare al proprio ombrellone. «Mi oriento usando soprattutto l’udito», dice. «Nuoto per due-tre ore rimanendo parallelo alla costa, ascolto il rumore delle onde che si infrangono sulla riva, le auto che passano. Ogni zona ha i suoi suoni, basta riconoscerli. L’importante è non deconcentrarsi: se lo faccio, allora sì che sono guai, perché non mi ritrovo più».
Quando non può tuffarsi nel lago perché l’acqua è troppo fredda, si allena a Gardacqua, la piscina di Garda, sponsor della sua traversata. «Ci vado tre volte alla settimana», sottolinea. «È stato proprio in piscina che ho incontrato chi si sta occupando dell’organizzazione dell’evento. Si chiama Victor, abita a Cisano e sta sbrigando tutte le pratiche burocratiche necessarie. È stato lui ad offrirsi di fare tutto. Un lavoraccio, perché bisogna fare domanda a sette enti diversi, tra i quali la Regione Veneto e i vigili del fuoco. Durante la traversata», aggiunge, «sarò “sorvegliato” dalla protezione civile e seguito anche dalla barca dei bagnini di Gardacqua».
La cecità non è sempre stata sua compagna. Da bambino credevano fossi miope. «È stato alle scuole medie che ho scoperto di avere la retinite pigmentosa», spiega. «Mio padre mi ha portato da un oculista che a sua volta mi ha indirizzato a un centro specializzato a Pisa. Lui mi ha detto di cosa soffrivo. All’epoca, però, non mi sembrava possibile che potesse succedermi di diventare cieco. Non ci credevo».
Finire al buio è stato un cammino lento, graduale e inesorabile. «Sono riuscito a prendere la patente e ho guidato l’auto dai 18 ai 25 anni», racconta Furioni. «Ho frequentato le medie, poi in prima superiore mi hanno bocciato e così sono andato a lavorare da mio zio che aveva un negozio di tabacchi e giornali. A 18 anni ho cominciato a gestirlo io e ci ho lavorato fino a 33 anni. Ho dovuto smettere perché non leggevo più niente. Da allora vivo con la pensione d’invalidità».
Disperarsi però non faceva per lui. Così si è munito di bastone bianco e ha iniziato a dedicarsi alle attività che poteva ancora fare. Oltre a nuotare, va a camminare sul Baldo con gli amici e pratica lo show down, una sorta di ping pong che utilizza una pallina sonora. «Faccio tornei amatoriali all’interno dell’Unione italiana ciechi», afferma. «Ho appena vinto quello che si è tenuto a Firenze. Poi gli piace la musica e cucinare. «Mi piace fare la pizza», rivela. Fidanzate in questo periodo non ne ha, ma la sua prima speranza non è tanto la «morosa», quanto la ricerca medica. «Stanno sperimentando una retina artificiale», rivela fiducioso. «Non si sa mai». Per ora, però, pensa alla traversata. «Da adesso inizio l’allenamento serio», assicura. «Ci siamo».
Tra i sostenitori di Furioni c’è anche Paola Buratto, direttrice di Gardacqua. «Sono sicura che ce la farà», afferma. «Chiaro che serve l’allenamento è indispensabile, ma per compiere simili imprese occorrono soprattutto cuore e testa, sono loro che subentrano quando la fatica si fa sentire e Alessandro ha sicuramente entrambi». Ne sa qualcosa lei, ex atleta di nuoto e triathlon. «A Gardacqua siamo sempre pronti a sostenere chi ha disagi fisici», afferma. «Disabili e accompagnatori entrano gratis: siamo felici di accoglierli e di regalare loro un po’ di benessere».