E’ consuetudine paragonare l’elemento sensibile della nostra fotocamera ad un secchio da riempire e l’obiettivo al rubinetto: per riempire il secchio si può aprire al massimo il rubinetto per un breve tempo, oppure lasciar scorrere un sottile filo d’acqua per un tempo più lungo. Allo stesso modo il fotografo può scegliere, sempre in relazione all’esposizione della scena, se utilizzare un diaframma aperto per un brevissimo tempo o un diaframma più chiuso per un tempo di esposizione maggiore.

Ci troviamo a decidere quale delle due grandezze sia quella più importante. Questo dipende dal tipo di fotografia che vogliamo fare, ma è bene tenere a mente questi 4 punti:

•il diaframma molto aperto (f/2.8 o più) è in genere utile per i ritratti poichè consente di avere il soggetto a fuoco e lo sfondo piacevolmente sfocato (minima profondità di campo)

•il diaframma molto chiuso (f/8 o più) è in genere utile per le foto di paesaggi o in generale quando si cerca un maggiore dettaglio, avendo tutta la foto a fuoco (maggiore profondità di campo)

•un tempo di esposizione molto breve ci consente di ‘fermare’ il movimento di un oggetto, per esempio scattando a 1/60 sec riusciremo a ‘fermare’ un ciclista, mentre per un automobile che viaggia a 60km/h sarà necessario un tempo di 1/200 sec

•un tempo di esposizione lungo ci consentirà di creare particolari effetti di mosso nelle foto artistiche o nelle foto notturne

Decidiamo quindi se lavorare in priorità di tempi o priorità di diaframmi, e in automatico la nostra reflex calcolerà l’altro valore in base ai dati che riceverà dall’esposimetro (lo strumento che si occupa di vedere quanto è luminosa l’area inquadrata), lasciandoci la possibilità di modificarli se questi non fossero di nostro gradimento.

Per imparare vi consiglio di non utilizzare la modalità automatica della reflex (modalità P sul selettore), ma Tv (Time value) per lavorare in priorità di tempi e Av (Aperture value) per lavorare in priorità di diaframmi.

Relazione tra tempi e diaframmi

Quando l’esposimetro propone una coppia diaframma-tempo non è detto che sia quella desiderata o per motivi di nitidezza (diaframma) o per velocità del soggetto (tempo) e quindi occorre modificare tempo e diaframma in modo da ottenere l’effetto desiderato senza per questo alterare la quantità di luce che deve giungere alla pellicola.

Intuitivamente si ha che chiudendo il diaframma (usando f più grandi) si fa arrivare meno luce e quindi si deve compensare usando un tempo d’esposizione più lungo; mentre usando un diaframma più aperto (f più piccoli) si fa arrivare più luce e quindi si deve compensare usando un tempo più breve.

Esempio pratico:

Se l’esposimetro propone f/4 e tempo di 1/500 ma per una maggiore profondità di campo vogliamo usare f/8 occorrerà impostare il tempo a 1/125, poiché ci siamo spostati coi diaframmi di due posizioni verso la luce (destra) occorre bilanciare spostandosi di due tempi verso il buio (sinistra).

Se l’esposimetro propone f/22 e tempo di 1/4 ma abbiamo necessità di fotografare un oggetto in movimento dovremmo utilizzare tempi più rapidi, scegliendo 1/500 occorrerà impostare diaframma a f/2, poiché ci siamo spostati con i tempi di sette posizioni verso la luce (destra) occorre spostarsi con i diaframmi di sette posizioni verso il buio (sinistra).

Come avrete notato esiste una legge che lega i tempi ai diaframmi :

f 2 / t = Costante

La formula indica che il rapporto tra il quadrato del numero di diaframma ed il tempo deve rimanere costante e questo spiega perché i tempi cambiano 1/2 ed i diaframmi di radice quadrata di due.